Non ci sono idee originali. Tutto è un remake. Nessuno sta facendo nulla di nuovo o interessante. Tutto è un sequel.

Queste espressioni vi suonano familiari? Tali affermazioni potrebbero riferirsi a qualsiasi cosa nel settore dell’intrattenimento: vedrete quelle parole associate a film, musica, libri, e sempre più di più (ultimamente) al settore dei giochi; pensate ai giochi che sono usciti quest’anno, a quelli che desiderevate per metterci le mani sopra. Se siete dei giocatori, non importa se possedete un Xbox 360, PS3, Wii, PC perché è assai probabile che se avete un videogame popolare uscito quest’anno, questo sia un sequel.

Mi ricordo ancora lo slogan dell’E3 “Tutto è un sequel”: la più grande offerta presentata alla manifestazione era il gruppo composto da tutti i sequel: Gears of War 3, The Elder Scrolls V: Skyrim, Mass Effect 3, Modern Warfare 3, Battlefield 3 e Uncharted 3.
Creare un sequel è modo sicuro per fare un videogame, molto simile a fare un film o un sequel libro. perché si possono recuperare materiali già usati per creare qualcosa di nuovo ma molto vicino all’originale. Il nuovo titolo viene modificato quanto basta, per renderlo non molto diverso dal primo prodotto ma che sembri diverso agli occhi dei consumatori che saranno interessati e lo compereranno. Questo sembra essere il modo in cui funzionano le cose ora, infatti i produttori di intrattenimento seguono tutti questo percorso: fare un prodotto, venderlo se è un successo autorizzare sequel e ripetere.

Ormai è risaputo che il più grosso giro di affari non solo per l’industria cinematografica ma anche quella dei videogiochi è il franchising: vendere magliette, gadget in tema può far fruttare più degli incassi al cinema o delle vendite di giochi.
Tuttavia per garantirsi che i fan continuino a comprare un gioco, edizione dopo edizione, gli sviluppatori hanno la necessità di innovare qualcosa. Debbono offrire qualcosa di eccitante per stuzzicare l’appetito del giocatore, pur rimanendo fedele a ciò che inizialmente ha attirato i fan ai loro giochi, Altrimenti i giocatori insoddisfatti cominceranno a lamentarsi all’infinito rischiando di minare future entrate.

Un altro problema è rappresentato dallo stravolgimento del gameplay in un sequel: la reazione negativa contro Dragon Age 2 è stata sentita forte e chiara all’inizio di quest’anno. Il videogioco era totalmente differente dal suo predecessore Dragon Age: Origins per questo i fan si sono indignati.
Questo a causato parecchi malumori tanto che il produttore è stato costretto a rilasciare delle patch per riportare il sequel sulla trama e nelle aspettative dei clienti.

Invece la reazione dei fan di Modern Warfare 3 è stata l’opposto. Gli utenti si lamentano che il gioco è troppo simile al suo predecessore, sono troppo pochi i cambiamenti apportati rispetto al primo capitolo del videogioco. Pure gli sviluppatori di Modern Warfare 3 si sono dovuti rimboccare le maniche per rilasciare delle modifiche in grado di far cambiare idea ai fan delusi.

Questi fatti fanno capire che per avere un discreto successo ed evitare troppe critiche un sequel di un videogame non può essere solo un restyling della grafica della precedente versione o una modifica nella trama ma deve esserci una differenza né troppo sottile né troppo marcata fra i due titoli. Questa è la logica dietro a un sequel.

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